Nel 2014, dopo due anni decisamente difficili e zero ferie da moltissimo tempo, mi son ritrovata con una cugina incinta, ad Oslo, che volevo andare a trovare dopo il parto, e nessuno, dico, nessuno disposto a venire con me in Norvegia per tre giorni. Ho mandato benevolmente a quel paese tutti, nella mia testa, e mi son detta che potevo benissimo andarci da sola. Ci ho pure aggiunto una tappa a Copenhagen, prima, giusto per non farmi mancare nulla. Esperienza breve, ma intensa, e amore a prima vista per la Scandinavia in generale.

A Oslo sono arrivata due settimane esatte dopo la nascita della bimba e ho passato tre giorni ospite di una grata e indaffaratissima neo-madre alle prese col primo figlio, all'estero, praticamente da sola. Quando mi ha vista credo mi abbia detto, nell'ordine:"Ora posso farmi una doccia!" e "Eccola qua". Era Aprile, faceva freddo ma c'era il sole, così abbiamo fatto lunghe passeggiate per la città spingendo la carrozzina e fermandoci ogni ora per rifocillare sia la neonata, sia mia cugina, e ho imparato che non si deve MAI negare il cibo ad una donna in allattamento. E finchè loro si nutrivano e riposavano, io fotografavo e osservavo. E ascoltavo in stato di semi-choc spiegazioni sul welfare norvegese e altre leggende. Nel poco tempo a disposizione abbiamo fatto tappa al parco Ekeberg (passeggiate, viste panoramiche, pic-nic, fattoria didattica per bambini, installazioni artistiche varie), al parco Vigeland (parco-museo dove sono esposte le sculture di Gustav Vigeland), nel quartiere di Grünerløkka (shopping e cibo), all'Astrup Fearnley Museum of Modern Art, nella zona di Tjuvholmen, subito dopo la vivace area di Aker brygge, e sull'isoletta di Hovedøya, oltre a risalire la passeggiata lungo il fiume Akerselva fino al Kuba Park. Troppi posti da vedere, troppo poco tempo per farlo. Infatti ci sono tornata altre tre volte e non ho ancora intenzione di smettere.